Un cd sulla sua opera nel decennale della morte
"Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l'arte per guardarsi l'anima". Pensava a tutte le anime George Bernard Shaw, non solo quelle con il prurito da esibizione.
Il prossimo 7 dicembre saranno dieci anni dalla scomparsa di Wolfango Dalla Vecchia. Certamente non si è persa memoria della sua lezione, musicale e umana.
Perche proprio quel quotidiano guardarsi l'anima fu per Dalla Vecchia antidoto ad una vacua presunzione. Amava l'educazione per la sua etimologia (e-ducere: trarre fuori), detestava il grandioso di terz'ordine e probabilmente anche il disordine delle passioni. Insegnava la coscienza critica, gli piaceva essere utile, e forse per questo non ha speso tutta la vita a comporre.
Il desiderio di ragionare sulla sua figura ha prodotto un recente convegno a Treviso, mentre finalmente è giunta la registrazione in Cd (La Bottega Discantica, 108) della sua opera omnia per organo. Ne è interprete Silvio Celeghin, che per primo la propose in concerto nel 1999. Proprio Celeghin ne ricorda l'attività tutto tondo. Come interprete, in una esaltazione timbrica che si concretizzava in lunghe prove prima di ogni recital (il padre Priore in San Marco a Venezia, dopo aver ascoltato un suo concerto, gli confidò di non aver mai sentito quei colori dagli strumenti della Basilica). NeIla progettazioni e nel restauro di diversi organi, soprattutto moderni (Duomo di Abano, Auditorium Pollini, Chiesa di S. Sofia ne ospitano il pensiero concreto).
La produzione per organo solo di Dalla Vecchia abbraccia poco più di trent'anni (dal 1952 al 1985).
"E' possibile - afferma Celeghin - dividerla in due parti: una prima comprende la Fantasia del '52 e il Gaudeamuscorale del '74, la seconda l' Adagiosissimo dell"82 e i Sette Corali in onore di J.S.Bach del '85. I primi due rivelano un compositore esuberante, energico e provocatorio; la sua attenzione si rivolge più alla tecnica e all'abilità esecutiva; formalmente c'e un certo rigore accademico, anche se già si nota la sua estrema libertà nel trattare il materiale musicale. La seconda fase, più matura, presenta un artista più intimista, preoccupato di esprimere contenuti profondi, spirituali e filosofici. Il virtuosismo e la tecnica lasciano spazio alla maturità del linguaggio artistico inteso come messaggio universale".
Carlo De Pirro, 2004