“Curiosamente questo pezzo per flauto solo – che resta l’ultima composizione del maestro, portata a termine nella sua casa di Soligo il mese prima di venire ricoverato – viene intitolato “duo” dall’autore: ma a duettare non sono due strumenti bensì due personaggi, Angelica e Medoro, che sembrano identificarsi in atteggiamenti musicali differenti.” (Francesco Dalla Vecchia, 1995)
“Duo in do è la ricerca di un’unione, non di due soltanto ma di molti elementi, diversi e non eteronomi. Tra quelli musicali i più ricorrenti sono: una cellula con ritmo puntato ritagliata nella gamma di do oscillante tra i due modi, un alito leggero e inafferrabile ottenuto “soffiando piano martellando sui tasti, velocemente senza tempo”, una doppia linea che scende o sale saltando a larghi intervalli tra due scale in opposizione, una serie di scelte tecniche fatte studiando le possibilità offerte dal flauto. Questi elementi generano episodi anche molto brevi, appena accennati e subito lasciati, che determinano momenti di stupore, di attesa, di impeto brillante, di stasi improvvisa, addirittura di regolarità ritmica nella scansione (episodio denominato barok, con bravura). Vi sono nello spartito spazi non pausati che “sono tutti ad libitum”, in tal modo viene affidata al flautista un’ampia discrezionalità nella gestione del tempo esecutivo.” (da M. Peretti, 2007)
Il manoscritto è datato Cesenè 23 ottobre 1994.